In occasione del consiglio comunale di ieri Rifondazione Comunista ha presentato un Ordine del Giorno sui famigerati TTIP - argomento che affronteremo nel dettaglio qualche rigo più giù. In sostanza, quel che si chiedeva al Consiglio Comunale era di esprimere "Il proprio totale dissenso nei confronti del Partenariato Trans-Atlantico su Commercio e Investimenti (TTIP), in corso di negoziazione tra Stati Uniti e Unione Europea".
La mozione, votata favorevolmente da tutte le opposizioni, è stata rigettata dal gruppo consiliare di maggioranza "Centrosinistra per Cadelbosco di Sopra" con la seguente motivazione: siccome si tratta di una negoziazione SEGRETA tra Stati Uniti ed Unione Europea, se ne sa troppo poco per poter esprimere un parere favorevole o contrario. La stessa motivazione è stata usata per rigettare una mozione sullo stesso argomento presentata dal M5S in occasione di un precedente consiglio comunale.
Per amor di chiarezza, credo che sia opportuno fare il punto della situazione, in quanto sostengo che la motivazione addotta dal PD cadelboschese per rigettare la mozione sia pretestuosa e, nel migliore dei casi, denota una scarsa conoscenza dell'argomento, non tanto perchè non esistono documenti "ufficiali" ma perchè, probabilmente, non si è ritenuto necessario un serio approfondimento su un argomento che si considera "lontano". Se invece volessi pensar male, potrei supporre che l'Ordine del Giorno sia stato bocciato perchè il gruppo parlamentare europeo dell' "Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici", di cui fa parte il PD, sostiene il TTIP, mentre il gruppo parlamentare della GUE/NGL, di cui fa parte Rifondazione, lo combatte duramente. E ancora una volta mi tocca citare Andreotti quando diceva "A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca"...
Vorrei premettere che, come sarà facile evincere dalla lettura di quest'articolo, stiamo parlando di questioni che ci riguardano direttamente, uno per uno, in quanto lavoratori, in quanto assuntori di cibo, in quanto gente che si ammala, che consuma energia, che respira....l'approvazione del trattato che vado a raccontare interessa da...vicinissimo tutti noi ed il nostro quotidiano. Ma andiamo con ordine.
TTIP è l'acronimo inglese di “Transatlantic Trade and Investment Partnership” che tradotto, sta per "Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti". Ma che vuol dire? Si tratta di un accordo commerciale di libero scambio tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Il trattato è, ad oggi, in corso di negoziazione tra le parti.
Per capirci, coinvolge, tra USA e UE, circa 820 milioni di persone. La somma del PIL di Stati Uniti e Unione Europea corrisponde a circa il 45% del PIL dell'intero pianeta (Fonte: Fondo Monetario Internazionale, 2013). Dunque appare chiara la sua rilevanza storica e sociale.
Quando si inizia a parlarne? Nel giugno del 2013 il presidente degli Stati Uniti Obama e l’allora presidente della Commissione europea Barroso avviano i negoziati, che dovrebbero essere completati tra il 2015 ed il 2016. Il trattato dovrà poi essere votato dal Parlamento Europeo, per quanto riguarda l’UE. A condurre i colloqui per conto dell’Unione Europea è la direzione generale commercio della Commissione Europea – cioè uno dei “ministeri” in cui è suddivisa la Commissione. I negoziati si sono svolti per ora in sette diversi incontri, l’ultimo - se le informazioni in mio possesso sono aggiornate - si è tenuto a Washington dal 29 settembre al 3 ottobre 2014.
ATTENZIONE: si tratta di negoziati SEGRETI, ovvero accessibili solo ai gruppi di tecnici che se ne occupano, al governo degli Stati Uniti e alla Commissione Europea.
Lo scorso 9 ottobre la UE ha deciso di diffondere ufficialmente un documento di 18 pagine che contiene il suo mandato a negoziare (documento che però circolava su Internet già da qualche mese). Questo è il documento che il PD cadelboschese considera l'UNICO a cui far riferimento e con tale circostanza è stata giustificata l'impossibilità ad esprimere un giudizio sul TTIP.
Ma davvero le cose stanno così? No: oltre alle direttive della UE ai negoziatori, sono trapelate nel corso del tempo varie bozze, ottenute e pubblicate da alcuni giornali, che riguardano singoli contenuti dell’accordo: il settimanale tedesco Zeit ha messo online files che hanno a che fare con il settore dei servizi e dell’e-commerce; l'Huffington Post ha pubblicato files sull’energia e le ripercussioni sulle pratiche del Fracking, argomento che ci riguarda MOLTO MOLTO DA VICINO; il Center for International Environmental Law, organizzazione statunitense, altri files che riguardano il settore chimico. Bene, da tutti questi DOCUMENTI messi insieme è possibile ricavare una serie di informazioni importanti e interessantissime.
Ma davvero le cose stanno così? No: oltre alle direttive della UE ai negoziatori, sono trapelate nel corso del tempo varie bozze, ottenute e pubblicate da alcuni giornali, che riguardano singoli contenuti dell’accordo: il settimanale tedesco Zeit ha messo online files che hanno a che fare con il settore dei servizi e dell’e-commerce; l'Huffington Post ha pubblicato files sull’energia e le ripercussioni sulle pratiche del Fracking, argomento che ci riguarda MOLTO MOLTO DA VICINO; il Center for International Environmental Law, organizzazione statunitense, altri files che riguardano il settore chimico. Bene, da tutti questi DOCUMENTI messi insieme è possibile ricavare una serie di informazioni importanti e interessantissime.
Innanzitutto, nel documento diffuso dalla UE il TTIP viene definito "un accordo commerciale e per gli investimenti". L’obiettivo dichiarato dell’accordo è "aumentare gli scambi e gli investimenti tra l’UE e gli Stati Uniti realizzando il potenziale inutilizzato di un mercato veramente transatlantico, generando nuove opportunità economiche di creazione di posti di lavoro e di crescita mediante un maggiore accesso al mercato e una migliore compatibilità normativa e ponendo le basi per norme globali". L’accordo dovrebbe agire quindi in tre principali direzioni: aprire una zona di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, uniformare e semplificare le normative tra le due parti abbattendo le differenze non legate ai dazi (le cosiddette Non-Tariff Barriers, o NTB), migliorare le normative stesse.
Il documento individua quindi tre principali aree di intervento:
- Accesso al mercato
- Ostacoli non tariffari
- Questioni normative
L’accesso al mercato riguarda quattro settori: merci, servizi, investimenti e appalti pubblici. Sui documenti anzicitati si prevede l’eliminazione di tutti i dazi sugli scambi bilaterali di merci "con lo scopo comune di raggiungere una sostanziale eliminazione delle tariffe al momento dell’entrata in vigore dell’accordo".
La liberalizzazione riguarda anche i servizi "coprendo sostanzialmente tutti i settori" (sanità, istruzione...): si prevede anche di "assicurare un trattamento non meno favorevole per lo stabilimento sul loro territorio di società, consociate o filiali dell’altra parte di quello accordato alle proprie società, consociate o filiali".
La liberalizzazione riguarda anche gli appalti pubblici, per "rafforzare l’accesso reciproco ai mercati degli appalti pubblici a ogni livello amministrativo (nazionale, regionale e locale) e quello dei servizi pubblici, in modo da applicarsi alle attività pertinenti delle imprese operanti in tale campo e garantire un trattamento non meno favorevole di quello riconosciuto ai fornitori stabiliti in loco", Insomma, aziende USA potranno partecipare a gare d’appalto in UE e viceversa.
C’è infine una chicca sul capitolo sugli investimenti e la loro tutela: nel negoziato è previsto l’inserimento dell’arbitrato internazionale Stato-imprese (il cosiddetto ISDS, Investor-to-State Dispute Settlement). Si tratta di un meccanismo che consente agli investitori di citare in giudizio i governi presso corti arbitrali internazionali. Questo meccanismo è molto contestato ANCHE DA PARTE DI ALCUNI GOVERNI EUROPEI, TRA CUI LA GERMANIA che, probabilmente, gode di informazioni più dettagliate rispetto a quelle dell'assessore Davoli, ieri portavoce della posizione di sindaco, giunta e consiglieri di maggioranza. Le aziende americane che dovessero impiantare stabilimenti produttivi in Europa potrebbero insomma opporsi alle politiche sanitarie, ambientali, di regolamentazione della finanza o altro attivate nei singoli Paesi, reclamando interessi davanti a tribunali terzi, qualora la legislazione di quei singoli Paesi riducesse la loro azione e i loro futuri profitti. Per semplificare: se l'azienda agricola Fontanelle fosse una multinazionale americana che opera sul territorio di Cadelbosco e si sentisse danneggiata dall'amministrazione comunale perchè questa "rompe" un po' troppo le scatole sulla puzza, potrebbe chiamare in giudizio il comune presso...un giudice? No! Presso ORGANISMI ARBITRALI INTERNAZIONALI. Il Comune sarebbe in grado si sopportare i costi di un'operazione del genere? Lascio al lettore il giudizio. Proseguiamo.
Si parla anche di abbattimento delle barriere non tariffarie: Le barriere non tariffarie sono misure adottate da un mercato per limitare la circolazione di merci e che non consistono nell’applicazione di tariffe: quindi NON si parla di dazi. Sono limiti di altro tipo: tra questi, barriere tecniche e di standard (cioè di regolamento). Un esempio: negli Stati Uniti è permesso somministrare ai bovini sostanze ormonali, nell’UE è vietato e infatti la carne agli ormoni non ha accesso a causa di una barriera non tariffaria al mercato europeo. Quindi, prepariamoci alle bisteccone americane e non preoccupiamoci più di tanto se a nostro figlio verrà un seno prosperoso. Scherzi a parte, magari fossero questi i soli effetti delle carni americane! Questo studio del Dipartimento di Patologia Animale dell'Università di Torino chiarisce un po' di cosa stiamo parlando: "L'impiego di anabolizzanti in zootecnica e rischio per l'uomo".
Ancora, il TTIP tratta la questione "dei monopoli di stato, delle imprese di proprietà dello stato e delle imprese cui sono stati concessi diritti speciali o esclusivi", e le questioni "dell’energia e delle materie prime connesse al commercio". L’accordo deve includere "disposizioni sugli aspetti connessi al commercio che interessano le piccole e medie imprese" e "deve contemplare disposizioni sulla liberalizzazione totale dei pagamenti correnti e dei movimenti di capitali".
Insomma, ce n'è per tutti. Lori Wallach, direttrice di Public Citizen, prestigiosa associazione con sede a Washington, ha spiegato in dieci punti i possibili rischi del trattato per gli Stati Uniti: farmaci meno affidabili, aumento della dipendenza dal petrolio, perdita di posti di lavoro per la scomparsa delle norme sulla preferenza nazionale in materia di forniture pubbliche, assoggettamento degli stati a un diritto fatto su misura per le multinazionali, e così via.
Medesime osservazioni sono state fatte per l’UE da un rappresentante della CGT, la Confédération générale du travail, una confederazione sindacale francese. Il punto principale di entrambe le analisi è comunque che l’armonizzazione delle norme sarebbe fatta al ribasso, a vantaggio non dei consumatori ma delle grandi aziende. Nello specifico, queste sono le critiche più diffuse:
- I paesi dell’UE hanno adottato le normative dell’Organizzazione dell’ONU che si occupa di lavoro (l’ILO), gli Stati Uniti hanno ratificato solo due delle otto norme fondamentali. Quindi si rischierebbe di minacciare i diritti fondamentali dei lavoratori.
- L’eliminazione delle barriere che frenano i flussi di merci renderà più facile per le imprese scegliere dove localizzare la produzione in funzione dei costi, in particolare di quelli sociali.
- L’agricoltura europea, frammentata in milioni di piccole aziende, finirebbe per entrare in crisi se non venisse più protetta dai dazi doganali, soprattutto se venisse dato il via libera alle colture OGM.
- Il trattato avrebbe conseguenze negative anche per le piccole e medie imprese, e in generale per le imprese che non sono multinazionali e che con le multinazionali non potrebbero reggere la concorrenza.
- Ci sarebbero anche rischi per i consumatori perché i principi su cui sono basate le leggi europee sono diverse da quelli degli Stati Uniti. In Europa vige il principio di precauzione (l’immissione sul mercato di un prodotto avviene dopo una valutazione dei rischi) mentre negli Stati Uniti per una serie di prodotti si procede al contrario: la valutazione viene fatta in un secondo momento ed è accompagnata dalla garanzia di presa in carico delle conseguenze di eventuali problemi legati alla messa in circolazione del prodotto (possibilità di ricorso collettivo o class action, indennizzazione monetaria). Oltre alla questione degli OGM, questa critica viene sollevata relativamente all’uso di pesticidi, all’obbligo di etichettatura del cibo, all’uso del fracking per estrarre il gas e alla protezione dei brevetti farmaceutici, ambiti nei quali la normativa europea offre tutele maggiori.
- I negoziati sono orientati alla privatizzazione dei servizi pubblici quindi secondo i critici si rischia la loro scomparsa progressiva. Sarebbe a rischio il welfare e settori come l’acqua, l’elettricità, l’educazione e la salute sarebbero esposti alla libera concorrenza.
- Le disposizioni a protezione della proprietà intellettuale e industriale attualmente oggetto di negoziati potrebbero minacciare la libertà di espressione su internet o privare gli autori della libertà di scelta in merito alla diffusione delle loro opere. Si ripresenterebbe insomma la questione dell’ACTA , il controverso accordo commerciale su contraffazione, pirateria, copyright, brevetti la cui ratifica è stata respinta il 4 luglio 2012 dal Parlamento Europeo.
Una nota di colore: fa un po' ridere (e un po' piangere) che nel consiglio comunale di ieri la maggioranza abbia prima approvato un Ordine del Giorno redatto da Coldiretti "per la valorizzazione del latte italiano, a sostegno della verità, della trasparenza e dell'equità della filiera, contro l'omologazione ed a difesa dell'agricoltura distintiva". Ma come? Approvi questa e bocci quella sul TTIP che incarna la NEGAZIONE dei principi sostenuti da Coldiretti? Al lettore ogni valutazione in merito.
Vantaggi del TTIP? Lo studio leader per la valutazione dei benefici economici del TTIP è quello del CEPR: "Reducing Transatlantic Barriers for Trade and Investment". Le conclusioni di questo studio sono presentate dalla Commissione come fatti: in caso di realizzazione di una "full FTA" (Free Trade Area, zona di libero scambio, con pieno abbattimento delle barriere interne, ma mantenimento di barriere tariffarie differenziate verso i paesi terzi - cioè gli Usa potrebbero adottare verso la Cina dazi diversi dall'Europa, in pratica), il beneficio sarebbe BEN dello 0.48% in più del PIL spalmato su 13 anni (cioè un aumento del tasso di crescita medio europeo dello 0.03% l'anno circa). C'è da aggiungere che, siccome crescerebbero sia le esportazioni che le importazioni, l'impatto netto non sarebbe così rilevante: Le esportazioni europee extra-UE nel 2027 in presenza di TTIP sarebbero del 5.9% superiori a quanto si avrebbe in assenza di TTIP. Il risultato è che in effetti il TTIP disintegrerebbe l'Europa, nel senso di ridurre il commercio intra-zona. Insomma: con il TTIP gli europei commercerebbero di meno fra loro e di più con gli Stati Uniti. Alla faccia dell'Unione Europea!
A proposito di carenza di documenti ufficiali, vorrei portare l'attenzione anche su uno studio scientifico indipendente commissionato dal Parlamento Europeo. Uno studio di cui si parla ancora poco, ma che mette a nudo ciò che il trattato si prefigge sui settori chiave dell'industria, dell'ambiente e dell'energia.
Lo studio è stato commissionato dalla Commissione ITRE del Parlamento Europeo, che è competente sui temi dell'industria, dell'energia, della ricerca e delle telecomunicazioni. I risultati di questo studio sono interessantissimi e invito a leggerlo. Ad esempio, si afferma che il TTIP, per quanto riguarda industria ed energia avrà effetti negativi per i Paesei UE. Non è vero che aumenterà il profitto dell'industria manifatturiera in Europa. Ci saranno comparti, come la "ricerca e sviluppo" che subiranno un danno, visto che si verificherà una fuga di risorse verso gli Stati Uniti, dove le condizioni per la "ricerca e sviluppo" sono più favorevoli. Infine, non è vero che il TTIP aumenterà la sicurezza energetica europea e farà diminuire i prezzi dell'energia in Europa.
Cent'anni fa Sir Patrick Geddes pronunciava la famosa frase "Think globally, act locally", cioè agiamo localmente ma pensiamo in modo globale...questa frase, attuale più che mai, dovrebbe essere scolpita nella testa di tutti gli amministratori locali, che hanno la responsabilità della gestione del territorio e delle persone che ci vivono e da cui, personalmente, mi aspetto un po' più di coraggio e attenzione, anche su questioni apparentemente distanti dal nostro vivere quotidiano, come il TTIP. Perchè so bene che non basta certo un Ordine del Giorno approvato in uno sperduto paesino della Bassa reggiana per cambiare le sorti di un trattato come il TTIP, ma credo che tutti noi dobbiamo fare la nostra parte per proteggere il futuro di noi stessi e soprattutto dei nostri figli. Prendiamo esempio dal colibrì della favola:
Cent'anni fa Sir Patrick Geddes pronunciava la famosa frase "Think globally, act locally", cioè agiamo localmente ma pensiamo in modo globale...questa frase, attuale più che mai, dovrebbe essere scolpita nella testa di tutti gli amministratori locali, che hanno la responsabilità della gestione del territorio e delle persone che ci vivono e da cui, personalmente, mi aspetto un po' più di coraggio e attenzione, anche su questioni apparentemente distanti dal nostro vivere quotidiano, come il TTIP. Perchè so bene che non basta certo un Ordine del Giorno approvato in uno sperduto paesino della Bassa reggiana per cambiare le sorti di un trattato come il TTIP, ma credo che tutti noi dobbiamo fare la nostra parte per proteggere il futuro di noi stessi e soprattutto dei nostri figli. Prendiamo esempio dal colibrì della favola:
Un giorno nella foresta scoppiò un grande incendio. Di fronte all'avanzare delle fiamme, tutti gli animali scapparono terrorizzati mentre il fuoco distruggeva ogni cosa senza pietà. Mentre tutti discutevano animatamente sul da farsi, un piccolissimo colibrì si tuffò nelle acque del fiume e, dopo aver preso nel becco una goccia d'acqua, incurante del gran caldo, la lasciò cadere sopra la foresta invasa dal fumo. Il fuoco non se ne accorse neppure e proseguì la sua corsa sospinto dal vento.
Il colibrì, però, non si perse d'animo e continuò a tuffarsi per raccogliere ogni volta una piccola goccia d'acqua che lasciava cadere sulle fiamme. La cosa non passò inosservata e ad un certo punto il leone lo chiamò e gli chiese: "Cosa stai facendo?". L'uccellino gli rispose: "Cerco di spegnere l'incendio!". Il leone si mise a ridere: "Tu così piccolo pretendi di fermare le fiamme?" e assieme a tutti gli altri animali incominciò a prenderlo in giro. Ma l'uccellino, incurante delle risate e delle critiche, si gettò nuovamente nel fiume per raccogliere un'altra goccia d'acqua.
A quella vista un elefantino, che fino a quel momento era rimasto al riparo tra le zampe della madre, immerse la sua proboscide nel fiume e, dopo aver aspirato quanta più acqua possibile, la spruzzò su un cespuglio che stava ormai per essere divorato dal fuoco. Anche un giovane pellicano, lasciati i suoi genitori al centro del fiume, si riempì il grande becco d'acqua e, preso il volo, la lasciò cadere come una cascata su di un albero minacciato dalle fiamme. Contagiati da quegli esempi, tutti i cuccioli d'animale si prodigarono insieme per spegnere l'incendio che ormai aveva raggiunto le rive del fiume. A quella vista gli adulti smisero di deriderli e, pieni di vergogna, incominciarono a dar manforte ai loro figli. Con l'arrivo di forze fresche, bene organizzate dal re leone, quando le ombre della sera calarono sulla savana, l'incendio poteva dirsi ormai domato.
Sporchi e stanchi, ma salvi, tutti gli animali si radunarono per festeggiare insieme la vittoria sul fuoco. (Grazie Tonino, per avermi raccontato per primo questa favola).
Se volete saperne di più sul TTIP suggerisco i seguenti approfondimenti da cui ho tratto le informazioni per quest'articolo e che a loro volta rimandano a tutti i documenti fin qui citati:
- Documenti della campagna nazionale Stop TTIP Italia (a cui è possibile ADERIRE);
- STOP TTIP ITALIA ha anche avviato una raccolta firme;
- Gruppo Parlamentare europeo GUE/NGL;
- Partito della Sinistra Europea;
- Movimento 5 Stelle Parlamento europeo;
- Goofynomics;
- GDAE;
- IL POST.
Roberto Romano, Rifondazione Comunista Cadelbosco di Sopra
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