lunedì 23 giugno 2014

Dossier "Fracking" a Cadelbosco: come è andata a finire?

Qualche giorno fa nell'area di Mirandola si sono verificati un paio di eventi sismici, proprio dopo un'attività "iniettiva" nel tristemente noto sito di Cavone (MO). Ma siccome il fracking rischiamo di averlo sotto casa, l'argomento trivellazioni preoccupa i cittadini cadelboschesi e, dato che la confusione e la disinformazione sull'argomento è tanta, vediamo di fare un po' di chiarezza.

Fracking a Cadelbosco
Nel febbraio del 2011 la società australiana Po Valley Ltd. acquisisce il permesso di ricerca denominato "Cadelbosco di Sopra", che copre un'area a circa 15Km a nord est del paese. Questo interesse da parte di una società così lontana nasce dai dati acquisiti nel passato da ENI e da questa venduti proprio agli australiani. Infatti, nel 2009 gli amici dei canguri pare che abbiano svolto uno studio preliminare, relativamente al giacimento di gas naturale chiamato "Correggio", che ha prodotto in passato circa 7 miliardi di metri cubi di gas da 41 pozzi. Dopodichè, nel corso del 2011 la Po Valley Energy Ltd. rileva da ENI circa 100 km di linee geofisiche registrate nel passato: la loro nuova elaborazione, in collaborazione con la società DREAM srl (spin off del Politecnico di Torino) permise di identificare tre potenziali giacimenti di gas naturale (metano puro al 98% circa), denominati Canolo-1 e 2 e Zini-1. Tale studio ha dunque confermato la potenziale presenza di giacimenti residuali di gas naturale nell'area definita "Cadelbosco di Sopra".

Dopo aver ottenuto la concessione,  parte ad inizio 2012 l'iter per la realizzazione di tre pozzi che è però - fortunatamente - soggetta a specifica Valutazione di Impatto Ambientale. La VIA include anche altri siti individuati nell'area di Reggio Emilia, Correggio, Albinea, Bagnolo in Piano, Bibbiano, Campagnola Emilia, Campegine, Castelnovo Sotto, Cavriago, Gattatico, Montecchio Emilia, Novellara, Rio Saliceto, Sant’Ilario d’Enza, Scandiano e per la Provincia di Parma i Comuni di Parma, Traversetolo.

Il Terremoto del 2012 e la relazione ICHESE
Ma la furia della natura pare essersi messa di traverso e, dopo i drammatici fatti nel 2012 e l'attenzione ricevuta dai media, il fenomeno delle trivellazioni è divenuto di dominio pubblico: “Non è possibile escludere un collegamento tra le attività estrattive e i terremoti che nel maggio del 2012 colpirono Emilia Romagna, Lombardia e Veneto". Sono le conclusioni dell’indagine condotta dalla commissione internazionale ICHESE (International Commission on Hydrocarbon Exploration and Sismicity in the Emilia Region), incaricata nel 2012 dalla Protezione Civile italiana, su richiesta del commissario alla ricostruzione e Presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani, di far luce sulle possibili relazioni tra le attività di esplorazione per la ricerca di idrocarburi e l’aumento dell’attività sismica nel territorio dell’Emilia Romagna. 
Il rapporto fu reso pubblico solo DOPO le anticipazioni della rivista internazionale "Science" dell'11 Aprile 2014. La Regione, infatti, sebbene avesse ricevuto il rapporto ICHESE già a febbraio, lo ha inspiegabilmente reso pubblico solo dopo la comparsa delle anticipazioni della rivista scientifica. 

Edwin Cartlidge scrive per "Science" ed è stato il primo a rivelare l'esistenza del documento della commissione ICHESE. Ha dichiarato in più occasioni di aver ricevuto pressioni per non far pubblicare l'articolo e tentativi di screditare l’operato degli scienziati: "Mi è stato detto che non sarebbe stato corretto fare uscire il pezzo prima della pubblicazione del rapporto - ha dichiarato Cartlidge in un'intervista a "Il Fatto quotidiano" - e che nella relazione della commissione Ichese c’erano errori scientifici, che l’indagine non era stata condotta bene. Anche per questo mi era stato chiesto di non pubblicare il mio lavoro. Non si è trattato di qualcuno della sfera politico-istituzionale. Ma più di questo però non voglio dire, preferisco non dare indicazioni più precise".

Secondo la rivista e, dunque, secondo il rapporto, sarebbero proprio le attività di estrazione petrolifera nel giacimento di Cavone, nei pressi di San Possidonio in provincia di Modena, La cui concessione è della Gas Plus, ad aver innescato o, quantomeno, contribuito ad innescare i terremoti di magnitudo 5.9 e 5.8 che il 20 e il 29 maggio del 2012 costarono la vita a 27 persone, provocando danni per 13 miliardi di euro. 
“Nelle conclusioni della commissione – cita la rivista scientifica – c’è scritto che non si può escludere che le attività nel sito abbiano dato inizio al terremoto del 20 maggio, il cui epicentro era a circa 20 chilometri di distanza”. “Secondo gli esperti le variazioni di stress e pressione all’interno della crosta terrestre, derivanti sia dalla rimozione del petrolio, sia dall’introduzione di fluidi necessari a provocare la fuoriuscita del greggio, quasi certamente non sarebbero state sufficienti a provocare, da sole, un terremoto simile. Tuttavia è possibile che la faglia coinvolta nella sequenza sismica del 20 maggio fosse vicina al punto di rottura, e che le variazioni imposte dall’uomo alla crosta terrestre, seppur minime, siano state sufficienti a innescare il terremoto. Fenomeno che, a sua volta, potrebbe aver dato avvio alla scossa del 29 maggio”.

Giusto per precisare, la commissione non era composta da improvvisati pseudo-scienziati: il presidente è Peter Styles, docente di geofisica applicata e ambientale alla Keele 4 Univerity in Gran Bretagna e  membro dello “Shale Gas Europe expert advisory panel"; il professore emerito di Geofisica alla Federico II di Napoli, Paolo Gasparini, altresì consulente per varie ditte petrolifere; il direttore dell’International center for geothermal research in Germania, Ernst Huenges; il professore ordinario di geologia strutturale all’Università di Pisa, Paolo Scandone; il direttore generale per le risorse minerarie ed energetiche del dipartimento per l’Energia del ministero dello Sviluppo Economico Franco Terlizzese; Stanislaw Lasocki, capo del Dipartimento di Sismologia e Fisica della Terra a Varsavia, in Polonia.

CavoneLab
Ed è proprio per costruire un modello dettagliato del sottosuolo in grado di confermare o smentire l’ipotesi di tale correlazione che Regione Emilia Romagna, Ministero per lo Sviluppo Economico e Protezione Civile si prodigheranno per costituire un gruppo di lavoro dedicato a effettuare gli approfondimenti indicati nelle raccomandazioni della commissione. In questa direzione è andato l'accordo siglato già ad aprile 2014 (rapidissimi, vero?), tra il ministero stesso, la Regione e la Padana Energia SpA (già posseduta interamente da Eni SpA ed acquisita nel 2010 dalla Gas Plus per 179,1 milioni di Euro), che detiene la concessione di Cavone, al fine di istituire un programma di monitoraggio e...riprendere la produzione del Cavone!? L'accordo prevede infatti lo svolgimento di attività di monitoraggio e studio nella concessione “Mirandola”. Il “Laboratorio Cavone” – questo il titolo dato al progetto di monitoraggio nel sito di Mirandola – viene così messo a disposizione per attività di ricerca e monitoraggio  per un arco temporale attualmente previsto in 90 giorni. I risultati saranno resi accessibili al pubblico "assicurandone la diffusione e la conoscibilità".

Dal canto suo, la Padana Energia SpA, pur dichiarando di non essere d'accordo con le conclusioni del rapporto ICHESE (ovviamente), ha accolto la proposta del Ministero in quanto subordina  "in via esclusiva, l’attività oggetto della concessione allo svolgimento delle suddette attività”. Quindi, sembrerebbe di capire che si fa monitoraggio ma intanto l'impianto continua a funzionare....boh...

Quando si riprenderà?
Dunque, se la Regione, dopo i terremoti del 2012, aveva sospeso ogni autorizzazione a trivellare proprio in attesa del parere della commissione ICHESE, il timore è che, prima o poi, quel via libera possa arrivare, ed anche presto, visto che l'arco temporale previsto dei "90 giorni" dimostra che il blocco delle attività non dovrà spingersi troppo in avanti. La volontà potrebbe essere di riprendere l’estrazione al più presto, forse già entro l'anno. 

Due scosse dopo le “iniezioni” al Cavone
E' di questi giorni la notizia che, a seguito delle due scosse sismiche registrate nell'area di Mirandola tra il 19 ed il 20 di questo mese, i comitati No-Triv hanno denunciato un comportamento sospetto del Laboratorio Cavone:  "I dati degli eventi sismici, per esempio, non sono in tempo reale e nemmeno on-line, ma vengono caricati alcuni giorni dopo e solo dallo scorso martedì con l’orario di tali eventi, prima completamente assente. Nelle scorse settimane si sono svolte delle prove di iniezione nel giacimento, concluse il 16 giugno e mercoledì 18 e nella notte tra giovedì e venerdì si sono verificati due eventi sismici nell’area. Sono pure coincidenze?".

E Cadelbosco?
Intanto, Nel BOLLETTINO UFFICIALE DEGLI IDROCARBURI E DELLE GEORISORSE edito dal Ministero dello sviluppo Economico e datato 30 aprile 2014, si legge a pag.8 che la Po valley ha presentato istanza di sospensione del decorso temporale del permesso di ricerca "CADELBOSCO DI SOPRA": "Con istanza pervenuta al Ministero dello sviluppo economico il 31 marzo 2014, la Società Po Valley Operations PTY LTD, rappresentante unico del permesso di ricerca ubicato nelle provincie di Reggio Emilia e Parma, convenzionalmente denominato "CADELBOSCO DI SOPRA" (v. Elenco dei permessi di ricerca, n. 2112 di riferimento), ha chiesto l’estensione della sospensione del decorso temporale del permesso stesso" - stesso iter per l'area di Grattasasso.
Perchè? Perchè la sospensione sospende, appunto, la concessione, prorogandone i termini di scadenza. E' dunque chiaro l'intento della Po Valley, che mette il tutto in frigorifero in attesa di tempi migliori (per loro).

In Consiglio Comunale...
Dopo l'interrogazione del Novembre 2012 del consigliere comunale di Rifondazione Comunista Pietro Giansoldati, in uno degli ultimi consigli comunali della Giunta Cavalchi è stato approvato all’unanimità l’ordine del giorno inerente la contrarietà a progetti di ricerca idrocarburi che prevedano nuove trivellazioni nelle zone interessate dai sismi del 2012. Sono diversi i consigli comunali, oltre a quello provinciale, che hanno detto NO alle trivellazioni, segno di un’unità di intenti delle diverse amministrazioni coinvolte in questi progetti. 

Cosa fare?
Siccome "a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca" (mi tocca anche citare Andreotti...), si potrebbe sospettare che, al di là delle dichiarazioni d'intenti che hanno accompagnato il progetto "Cavonelab", quest'ultimo diventi una giustificazione pseudo-scientifica all'imminente ripresa delle attività di fracking in Emilia e, dunque, anche nella nostra area, dove la Po Valley freme e scalda i motori. 

Come cittadini, dobbiamo porre la massima allerta, essere informati e consapevoli di ciò che accade e far pressione sulle istituzioni affinchè le attività di fracking vengano DEFINITIVAMENTE messe al bando dai nostri territori, almeno finchè SERI STUDI possano davvero escludere ogni correlazione tra queste attività estrattive ed eventi sismici.
Vale la pena ribadire che, fino ad oggi, l'unico studio scientifico indipendente a cui bisogna far riferimento e il rapporto ICHESE e, finchè le conclusioni di quest'ultimo non verranno scientificamente confutate, nessuno potrà negare una probabile correlazione tra le attività di fracking ed il drammatico terremoto del 2012 che ha colpito le nostre terre e la nostra gente.

E siccome chi sa di essere in una posizione al momento indifendibile, spera sempre che tutto cada nel dimenticatoio, oltre ad informarci, informiamo i nostri amici, i nostri vicini, i nostri parenti, perchè solo un'azione di lotta estesa ed unitaria può salvaguardarci da chi vuol predare i nostri territori, infischiandosene dell'incolumità nostra e dei nostri figli.

(Fonti: Telereggio, Il Fatto Quotidiano, Il Fatto Quotidiano, La Gazzetta di Reggio, O.L.A., Science, Beppegrillo.it, Po Valley Energy Ltd, Ministero dello Sviluppo Economico)

Roberto Romano, Rifondazione Comunista Cadelbosco di Sopra