venerdì 7 novembre 2014

Cadelbosco, Resistenza e Consiglieri Comunali....

L'opinione di "Oracolo"
Mi capita di tanto in tanto di leggere alcune esternazioni del consigliere comunale di Cadelbosco Paolo "Oracolo" Brunazzi e di alcuni suoi seguaci su argomenti affrontati nelle pagine di un noto gruppo Facebook frequentato dai cadelboschesi. Ne abbiamo già parlato sulle pagine di questo sito e non avrei più voluto riprendere l'argomento, visti i temi attuali e i problemi che il nostro piccolo paese ed i suoi cittadini devono affrontare giornalmente per cercare di rimanere a galla tra TASI, TARI (proprio oggi mi è arrivato l'F24 da pagare..e a voi?), disoccupazione alla stelle...il tutto condito da un'amministrazione locale inadeguata e impreparata, che rispecchia perfettamente un'analogamente catastrofica situazione nazionale. 
Questa volta la scusa è un messaggio di un utente sull'8 ottobre 1941, giorno in cui proprio a Cadelbosco si tenne un'adunata "sediziosa" a cui presero parte le donne del paese e di quelli limitrofi e che causò l'arresto di alcune di loro. Giorno che Cadelbosco ama ricordare, da  allora, anno dopo anno e a cui ha intitolato una lapide. 
E' già molto triste e fa davvero male leggere commenti del tipo "Nel 1941 è irrealistico che si radunassero 1000 donne"; ma è ancora più triste - e decisamente più grave - leggere i commenti del consigliere comunale Brunazzi, il quale, dopo aver scritto "E gli uomini dov'erano, al bar?" ed aver messo in dubbio gli accadimenti di quel giorno perchè "non ci sono foto di quella giornata", fa una sua personale rivisitazione della storia dei Fratelli Cervi, che per lui furono arrestati e poi fucilati perchè contrabbandieri e non certo per ragioni politiche.

Al di là del dover ricordare ad "Oracolo" che nel 1941 di uomini non ce n'erano molti perchè mandati al macello in Russia e che, allora, i selfie non erano ancora di moda, queste considerazioni dovrebbero farci seriamente riflettere. 

La storia della Resistenza è una storia che non ha e non deve avere padroni, perchè patrimonio dell'intero Paese. Dell'Italia sana, quella che crede nei valori universali della democrazia, della pace, del rispetto dei popoli e  che ripudia qualsiasi forma di discriminazione e qualsiasi regime totalitario. 

Purtroppo, giorno dopo giorno, assistiamo ad un continuo affondo su questi valori che sono la base fondante della nostra Costituzione democratica. Demolizione che è operata sistematicamente non soltanto dalle forze politiche che possiamo ricondurre facilmente a destra, ma anche da chi dovrebbe, sulla carta, difendere e promuovere tali valori universali: i nostri governanti, che dovrebbero usarli quale fonte d'ispirazione per la propria azione politica, ma che, in realtà, assumono comportamenti e promuovono azioni che li offendono, li  deridono e li umiliano.

Tutto ciò ha portato ad un odio che acceca e rende insensibili, dove xenofobia, discriminazione sessuale e religiosa, razzismo, hanno gioco facile e dove capipolo demagoghi trovano campo libero in un contesto sociale dove chi urla più forte ed "appare" di più allora certamente è più bravo ed è da seguire. 
Abbiamo perso ogni capacità critica, non sappiamo più pensare con la nostra testa e chi ne subisce le conseguenze sono i nostri figli, che crescono in questo clima di incertezza o, meglio, di false certezze. Generazioni (la mia e quella dei nostri figli) che non hanno - fortunatamente - vissuto gli orrori di un regime totalitario, assassino, razzista e guerrafondaio;  ma che a scuola l'hanno studiato poco e frettolosamente. Se è vero che "Historia magistra vitae", se davvero dovrebbe insegnarci ad evitare gli errori/orrori del passato, è dovere di tutti noi, non perchè con una tessera di partito in tasca ma perchè in tasca abbiamo, tutti, la carta d'identità della Repubblica Italiana, difendere questi valori, farli nostri e insegnarli, anzi tramandarli ai nostri figli. 

Proprio per queste ragioni invito il consigliere Brunazzi ad accendere il suo tablet e dedicare qualche minuto alla lettura delle ultime lettere dei condannati a morte e deportati della Resistenza Italiana, che, posso garantire, essere documenti storici, reali: lettere autentiche intrise di lacrime di dolore, di speranze annichilite. Lettere di donne e di uomini a cui tutti dobbiamo dire grazie e non sollevare risibili osservazioni da bar sport.



Roberto Romano, Circolo di Rifondazione Comunista di Cadelbosco di Sopra